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venerdì 9 febbraio 2018

Pony a due zampe - part 2

Lady Lucrezia aveva legato le redini ad un anello nel muro, e Alberto si era reso conto che ora non poteva più tirarsi indietro.
Gridare era impossibile, ed anche se potesse urlare, non c’era nessuno lì vicino.
La Signora ha ordinato quindi di collocare la sella, che lo schiavo ha assicurato con delle cinghie sopra le spalle, sulla cassa toracica, e per obbligare la bestia a tenere il busto arcuato verso il terreno, vincolata ad una cintura in vita.
Le cinghie erano strette attorno al suo corpo in modo di permettere alla cavallerizza di sedersi quasi parallela al terreno, obbligando l’animale a tenere le braccia davanti alle staffe, e il suo collo piegato in avanti.
Questo ultimo accorgimento era stato predisposto perché il cavallo sentisse gli ordini trasmessi tramite le redini, e in maniera cruenta.
Il morso tenuto sempre in tiro dalla Padrona l’avrebbe obbligato ad alzare la testa, per guardare avanti, e questo gli avrebbe lacerato gli angoli della bocca.
Alberto stava cominciando a domandarsi se era stata una buon’idea, ma non aveva tempo per pensare, che due alette di cuoio erano fissate ai lati della testa, e così coprire ai suoi occhi la visuale attorno a lui.



Ormai poteva vedere soltanto davanti, ed in quel momento un muro.
Lady Lucrezia si era accomodata su una poltroncina, mentre lo schiavo prendeva una coppia di speroni, ed era bene che Alberto non poteva vederli, perché avevano rotelle acuminate e taglienti, che solo a guardarli, sentivi il dolore che avrebbero inflitto. Finito di fissare gli speroni agli stivali, la cavallerizza ha impugnato un frustino di cuoio da cavallerizza e lo ha fatto sibilare un paio di volte nell’aria, vicino alle orecchie dell’animale, come un segnale d’inizio.
Lady Lucrezia ha impugnato le redini, che il suo servo aveva sciolto e le porgeva.
Ha preso posizione vicino a Alberto, e facendo un passo sulla schiena dello schiavo a carponi, posizionato a fianco della montatura, ora poteva salire facilmente in sella.
Ha messo il suo piede nella staffa e con un leggero salto è in sella, ponendo l’altro piede nella staffa che stava pendendo dalla sella e si è sistemata comodamente, provando le redini, incurante della fatica che l’animale faceva per supportarla.
Una volta accertato che le cinghie erano tutte a posto, ha colpito con il frustino il sedere della sua cavalcatura.
“Vai!”

Alberto ha iniziato a camminare a rilento e, non sentendo successivi ordini, pensò che dopo di tutto fosse abbastanza facile.
La signora non era per niente pesante, e stava facendo una passeggiata piacevole.
Carponi, come un cane, seguiva il suo “amico”.
Lady Lucrezia, invece, stava soltanto valutando l’andatura, l’equilibrio e le possibilità del suo pony, ed era la cosa migliore.
Abituava l’animale piano, piano, senza fargli presagire che era un’amazzone tutto altro che gentile, anzi il contrario.
Tirava dolcemente le redini, i colpi di frustino erano rari e senza tanta energia, gli speroni sembravano due oggetti coreografici.
Raggiunta una leggera salita, che sembrava preoccupare la cavalcatura, l’amazzone gli toglieva tutti i dubbi con due decisi colpi di tallone e chiaramente di sperone nei fianchi, in repentina sequenza, accompagnati da un selvaggio incitamento.
“Yiiieeehaaa!”

L’incitamento a proseguire ed aumentare notevolmente l’andatura, era reso più convincente dai colpi di frustino che cadevano sulla schiena ad intervalli regolari.
Più la passeggiata proseguiva, e più Lady Lucrezia cavalcava in maniera decisa, sempre più era il dolore.
La schiena della cavalcatura era un’unica chiazza rossa, i fianchi erano lacerati dalle rotelle taglienti, e sembrava che da un momento all’altro potesse ucciderlo.
In ogni caso, questo non l’interessava, Alberto per lei era solo una bestia.
Ma nel contempo, come tutti gli esseri inferiori, l’animale sapeva che la sua vita era al servizio della Padrona, e faceva sempre tutto il possibile per aumentare l’andatura e di conseguenza la sua gioia.

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