Finalmente dopo tanto sacrificio e tanti corsi di specializzazione, ero riuscito a trovare un posto come barman in un locale ben conosciuto dalla movida cittadina.
Non fu difficile inserirmi in un contesto ben armonizzato come quello che trovai e neppure quello di farmi apprezzare dai clienti che frequentavano il locale.
Le prime considerazioni che feci furono estremamente incisive: quel luogo era un covo di fiche da paura che ogni sera, affollavano il bancone alla ricerca del divertimento più disinibito.
Fu così che notai una ragazza che rapì totalmente la mia attenzione.
Non solo era bellissima ma emanava una sensualità che raramente avevo avuto modo di incontrare. Sarà stato forse per il suo fascino esotico, la sua pelle ambrata che si intuiva fosse vellutata al tatto o per quel taglio degli occhi che tradivano origini creole, ma quella donna mi fece battere il cuore.
Innamoramento o solo un mero interesse sessuale mascherato da un prematuro sentimento? Non seppi rispondermi ma cercai di fare tutto il possibile per scoprire qualcosa sul suo conto.
Grazie a dei colleghi che lavoravano da più tempo, venni a sapere che si chiamava Josèe, che veniva dalle Seychelles e che aveva un paio di amiche con le quali faceva impazzire ogni vero maschio.
L’unica delusione fu quella di sapere che nessuno aveva mai raccontato di aver avuto una storia di sesso con lei, originando in me la convinzione che la bella seychellese fosse una lesbica incallita.
Nonostante quanto avevo saputo, mi inventai un cocktail che battezzai ‘Praslin’ come il nome di una isola delle Seychelles, nella speranza che questa dedicata fosse notata dalla bella Josèe.
Però pareva che l’esordio della mia creazione alcolica non avesse suscitato alcun interesse a Josèe e, continuando a sospirare per lei, mi dissi che sarebbe stata una utopia quella di essere notato proprio da quella sorta di top model.
Accadde una sera che pareva come tante.
Da dietro il bancone tipo american bar stavo miscelando i cocktail dando le spalle alla sala quando una voce particolarmente calda mi disse ‘Sei tu che hai inventato il Praslin?’. Mi voltai quasi di scatto trovando una Josèe più che bella che mi aveva lanciato un sorriso.
Deglutii a fatica, annuendo quasi muto ‘Si e l’ho pensato in tuo onore’ le risposi trovando il coraggio di apparire disinvolto.
Continuò a sorridermi mentre la osservavo da vicino non sapendo cosa potesse essere più bello di lei: dal sorriso alle labbra, dagli occhi al fisico praticamente perfetto.
‘Senti, io farò una festa lunedì sera insieme a delle mie amiche. Sapendo che è il giorno nel quale il locale è chiuso mi chiedevo se ti interessava a lavorare come barman a casa mia per preparare i cocktail dal momento che ho degustato i tuoi e mi sono piaciuti molto. Ovviamente ti pagherò per il tuo tempo’.
Figurarsi…farmi pagare per realizzare il sogno di essere vicino a quella sirena esotica.
‘Certo. Ci mancherebbe. Per me è un piacere’ risposi.
Mi allungò un bigliettino da visita con su scritto solo un indirizzo e un numero ‘Quello è il numero del mio citofono. Ti aspetto alle otto di sera. Da me troverai ogni tipo di alcolico e tutto quanto ti serve per preparare i tuoi cocktail’.
Così dicendo si voltò, andandosene nella notte.
Citofonare interno 5
Davanti al lussuoso condominio mi sentivo confuso prima di citofonare a Josèe. Il bigliettino recitava ‘interno 5’ e trovato il coraggio, spinsi il pulsante corrispondente.
Josèe mi aspettava sul portoncino aperto, avvicinandosi a me per darmi un inatteso bacio a stampo sulle labbra e facendomi accomodare dentro al grande salone.
In un lato si trovava un bancone da bar sopra il quale campeggiavano una ricca collezione di bottiglie di alcolici di ogni tipo. Secchielli, kit professionali, mixer e quanto poteva fare la felicità di ogni professionista del settore era quanto si trovava accanto alle bottiglie e, non poteva mancare un immenso recipiente dove si trovavano i cubetti di ghiaccio. Inutile dire che vi era anche della frutta assortita che sarebbe servita per abbellire i cocktail.
‘Quando arrivano i tuoi ospiti?’ chiesi veramente interessato.
‘Sicuramente entro un paio d’ore, per cui se vuoi, puoi rilassarti prima di preparare il tuo angolo bar’.
Si accomodò su di un grande divano a elle che riempiva la parete di fronte, dandomi modo di osservarla a fondo.
Il leggero vestito Positano di color celeste pastello, faceva risaltare quella pelle dal color ambra che mi faceva impazzire e dal quale risaltavano dalle trasparenze, due capezzoli che parevano disegnati per quanto fossero perfetti.
Accavallando le gambe, Josèe mi regalava la paradisiaca visione del microslip che aveva indossato e dal quale si intuiva una curata peluria che mi stava eccitando più del dovuto.
Squillò il citofono e la padrona di casa, andò ad aprire.
Erano due sue amiche che avevo intravisto qualche volta nel locale dove lavoravo. Una aveva un aspetto quasi mascolino, con i capelli tagliati in un certo modo e i lineamenti del viso alquanto marcati ma, nonostante questo, si vedeva che era una bella fica.
L’altra aveva un aspetto slavo con la pelle diafana, gli zigomi alti e i capelli lisci e biondi. Ma anche in questo caso, un bel paio di tette ed un culo alto e sodo la dicevano lunga su quanto potesse intrigare gli uomini.
Le tre amiche si sedettero sul divano parlando tra loro quando Josèe, facendomi un cenno con la testa, reclamò la mia presenza come per chiedere dei cocktails.
Lasciai il mio posto e raggiunsi le tre per sentire cosa desiderassero degustare.
Josèe, da buona padrona di casa, disse senza alcuna perifrasi: ‘Appare evidente che ci stai mangiando con gli occhi e che vorresti scoparci. Le mie amiche e io non abbiamo problemi nel farti godere ma in cambio, dovrai essere la nostra Sissy. Se vuoi…i vestiti ti aspettano in camera da letto’.
Avevo sentito parlare del ruolo di Sissy, ossia quando un uomo si traveste da cameriera e si sottopone ad una donna dominante.
Non dissi nulla ma mi avviai in camera per cambiarmi.
Dovevo apparire ridicolo con la crestina in testa, le autoreggenti, il vestitino nero corto e con un tanga che non copriva nulla ma quando rientrai in salone, non ci furono risa di scherno ma solamente tre dominatrici pronte a comandarmi.
Dovevo servire i cocktail da me preparati, portando il vassoio con lo sguardo basso e sentendomi rimproverare per ogni inesistente inezia che motivava umiliazioni a non finire ma anche delle gratificazioni come il poter odorare le fiche di ognuna di loro (non vennero altri ospiti) per dire quale a mio avviso era quella che era più profumata.
Al mio iniziale imbarazzo prese posto una eccitazione che mi faceva fare senza alcun problema, ogni cosa mi venisse richiesto fino a farmi conficcare i vertiginosi tacchi a spillo di ognuna delle tre mie padrone, nella mia carne ma, in cambio, ebbi modo di scoparmi prima la donna dai tratti slavi, poi l’altra amica ed infine il sogno dei sogni: Josèe la seychellese che mi fece godere come non mai.
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