Not Safe For Work

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sabato 31 dicembre 2016

lunedì 19 dicembre 2016

Secret Life of the Human Pups

Travestirsi e comportarsi come cani: è una delle perversioni documentate in uno speciale di Channel 4, canale televisivo britannico, intitolato “Secret Life of the Human Pups” E andato in onda lo scorso 25 maggio. Una comunità ampia che conta circa diecimila membri che, nel loro tempo libero, amano bere da ciotole, farsi accarezzare la pancia e urinare sui lampioni con costumi integrali per assomigliare il più possibile agli amici a quattro zampe. Una tendenza che pare sia nata negli ambienti del sadomasochismo omosessuale e che sta prendendo sempre più piede. I protagonisti del documentario raccontano le loro vite parlando di questa passione. Non ha nulla a che fare con perversioni che coinvolgono animali, sottolinea uno degli intervistati: “I membri del mio branco passano un sacco di tempo insieme a casa, semplicemente facendo i cani – specifica David che nella vita fa lo scrittore – Siamo nove e il mio compagno è il nostro padrone. C’è un grande senso di famiglia e di appartenenza, siamo lì per prenderci cura l’uno dell’altro”.


Tom rivela di aver aderito alla comunità degli uomini-cane gradualmente: scoprì di adorare i collarini, poi i vestiti attillati e infine comprò un costume da dalmata su eBay. La presa di coscienza di questo suo lato ebbe le sue conseguenze: Rachel, la fidanzata, lo lasciò, mentre Tom cominciò a frequentare Colin, il suo nuovo “addestratore”. David, scrittore e mente del mondo accademico dice: “Si tratta di qualcosa di totalmente non verbale, pre-razionale, pre-cosciente. Si tratta di uno spazio emotivo istintivo. Ma allo stesso tempo ogni ‘cucciolo’ è anche una persona. Questa è solo una parte di me: sono anche vegetariano, suono il pianoforte, possiedo un pappagallo, coltivo pomodori… Posso stare anche mesi senza giocare a fare il cane“.
Non solo sesso quindi, ma una vera e propria filosofia di vita. C’è chi dichiara che è come tornare alle origini, a uno stadio di libertà assoluta che permette loro di scaricare le frustrazioni della quotidianità. Tra gli intervistati c’è una coppia, Rachel e Tom, i quali raccontano la loro vita in cui lei è padrona di Spot, l’alterego di Tom: “Sono orgoglioso di quello che sono e di quello che sembro” dichiara Tom da dietro la sua maschera costatagli circa 4000 sterline. Rachel racconta alle telecamere come all’inizio sia stato difficile capire il suo compagno: “Voleva essere in grado di esplorare vie diverse. Ho capito che Tom e Spot sono due cose diverse”.
Un altro uomo-cane tiene a far comprendere che il loro travestimento non consiste in una perversione ma in una evasione, in un nuovo stile di vita, in una visione diversa della vita: “La gente arriva automaticamente alla conclusione che si tratti di costumi che indossiamo per avere rapporti sessuali. Mi sono state rivolte domande terrificanti, come se mi piacesse fare sesso con i cani. Ma naturalmente non ha niente a vedere con tutto questo, e non è sempre qualcosa di sessuale. I membri del mio branco passano un sacco di tempo insieme a casa, semplicemente facendo i cani. Siamo nove, e il mio compagno è il nostro padrone. C’è un grande senso di famiglia e di appartenenza; siamo lì per prenderci cura l’uno dell’altro“.
Abbaiare, ringhiare, scodinzolare: gli uomini-cane godono nel poter prendere completamente le somiglianze dei cani. Non solo perversione sessuale, gli “human pups” si accontentano di essere di compagnia ai loro padroni ricoprendoli di attenzioni senza chiedere nulla in cambio. Un documentario che ha scatenato i telespettatori sui social network che con l’hashtag #secretlifeofhumanpups ,tra ironia e stupore.


La prima reazione che molti hanno, incontrando uomini vestiti con attillate tutine in latex a forma di cane che masticano giocattoli a forma di pollo, è una risata. Non una risata fragorosa, più un risolino imbarazzato di qualcuno che non capisce e, per questo motivo, ridicolizza, deride, denigra. Forse è più facile, perché ridere è minimizzare e ignorare che molti di loro hanno trovato felicità e serenità fingendo di essere animali, ad un certo punto della loro vita.

http://www.mrpuppy.eu/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/27/abbaiano-ringhiano-scodinzolano-e-girano-per-casa-vestiti-da-cane-un-documentario-racconta-la-vita-degli-uomini-cane-video/2771227/http://www.thesocialpost.it/2016/06/12/vivere-come-cani-strana-storia-dei/

https://www.theguardian.com/tv-and-radio/2016/may/25/secret-life-of-the-human-pups-the-men-who-live-as-dogs

giovedì 15 dicembre 2016

La zona di comfort ed il recinto intorno al tuo praticello

Wikipedia definisce la zona di comfort:
“come lo stato comportamentale entro cui una persona opera in una condizione di assenza di stress e ansia.”

Una volta un re ricevette in regalo due magnifici falchi. Erano falchi pellegrini, i più begli uccelli che avesse mai visto. Diede i suoi preziosi falchi al suo capo falconiere per allenarli. I mesi passarono e un giorno il capo falconiere informò il re che, anche se uno dei falchi era maestosamente volato altissimo nel cielo, l’altro uccello non s’era mosso dal suo ramo dal giorno in cui era arrivato.
Il re convocò guaritori e stregoni da tutte le terre per prendersi cura del falco ma nessuno riuscì a farlo volare. Presentò allora il caso ai membri della sua corte, ma il giorno successivo, il re vide attraverso la finestra del palazzo che l’uccello non si era ancora mosso dal trespolo.
Avendo provato ogni cosa, il re pensò tra se e se “forse ho bisogno di qualcuno che conosca meglio la campagna per capire la natura di questo problema.” Così chiamò la sua corte e disse “andate e portate un contadino”. In mattinata, il re fu elettrizzato di vedere il falco volare alto sopra i giardini del palazzo e disse ai membri della corte “portatemi la persona che ha fatto questo miracolo!”
La corte velocemente andò dal contadino e lo accompagnò di fronte al re. Il re quindi gli chiese “dimmi, come hai fatto a far volare questo falco?” Con la testa inchinata il contadino disse “è stato molto facile sua altezza, ho semplicemente tagliato il ramo su cui l’uccello era seduto”.
Morale. Siamo tutti nati per volare, per sprigionare l’incredibile potenziale che possediamo come esseri umani. Ma a volte ci sediamo sui nostri comodi rami casalinghi, abbarbicati alle cose che per noi sono familiari. Le possibilità sono infinite, ma per molti di noi, rimangono inesplorate. Ci conformiamo alla familiarità, al comfort e all'ordinario. Così per molte persone le vite sono mediocri invece che eccitanti, emozionanti e elettrizzanti.

Quello che è successo al pennuto di questa bellissima storia è ciò che succede alla maggior parte delle persone quando non riescono ad allontanarsi da quella che gli esperti chiamano zona di comfort.


La zona di comfort rappresenta i confini entro cui ci troviamo sufficientemente bene in particolari contesti della vita come: famiglia, salute, relazioni o lavoro. In poche parole è quel luogo comodissimo e sicuro che ci siamo creati basandoci sulle nostre esperienze e convinzioni ed in cui abbiamo raccolto tutte le nostre sicurezze ed abitudini. In questa zona non siamo esposti a rischi, siamo protetti da situazioni che possono causarci dolore o disagio ma soprattutto siamo sicuri di avere il pieno controllo di tutto perché in questo spazio accade esattamente solo ciò che ci aspettiamo.
Ciò che ci tiene bloccati in quest’area è la paura.

Paura di sbagliare, paura di quello che le altre persone possono pensare di noi, paura di restare da soli, paura di cambiare, paura delle cose sconosciute, paura delle novità, paura di parlare in pubblico, paura di prendere una decisione, paura di chiudere una relazione importante, ecc.

Perché è importante espandere le proprie comfort zone?
La risposta è semplice: anche se è molto comoda, la zona di comfort è pur sempre una gabbia! E nessun uomo può mai essere veramente felice quando è costretto a vivere in condizioni di “cattività”.
Le comfort zone possono essere più di una e sono le tue gabbie invisibili. Così come il falco della storia iniziale non aveva una gabbia ma nonostante questo non riusciva a sperimentare la libertà e viveva avvinghiato al suo ramo, lo stesso è per noi quando la paura c’impedisce di “spiccare il volo”.

Perchè parlo di "zona di comfort" in un blog bdsm?
La risposta è semplice: la "comfort zone" esiste anche in ambito bdsm ed è quell'insieme di pratiche e situazioni in cui il sub è felice, al sicuro e giustamente eccitato.
Ecco qual'è dunque, per quella che è la mia opinione, uno dei compiti della Dom: aiutare e spronare il sub ad abbandonare la zona comfort, superare i limiti e vivere situazioni in cui si mette in gioco emotivamente, fisicamente e psicologicamente superando il suo grado standard di sicurezza e tranquillità.  









domenica 11 dicembre 2016

A volte la carica emotiva...

Ho espresso fin troppo chiaramente il mio scarso apprezzamento nei confronti dei feticisti, ma leggendo un post di Arcangelo su Fb, devo dire che le sensazioni che ha descritto le ho provate e anche intensamente.
L'essere spettatrici non è spiacevole all'interno di un rapporto Dom/sub nel quale esisti e non sei solo un mero oggetto.
Sei lì e osservi il volto del tuo sub pervaso dal piacere totale.

"A volte la carica emotiva che si rivela nell'adorazione del piede e' talmente intensa e densa di elettricita' e passione da essere assimilata ad un vero rapporto sessuale tra i soggetti Dom e sub. Alcune Mistress mi hanno rivelato che in quella foga animalesca a cui si abbandona lo slave appagano profondamente i loro sensi in una sorta di trans voyeristico che le vede piu' spettatrici della scena che protagoniste del momento"

cit. Arcangelo Salvemini


mercoledì 7 dicembre 2016

What does it means....

"BDSM is a creative expression that should be cultivated through interaction. Each submissive who falls to their knees in front of Me will each embark on an individual discovery of their inner desires. Come to Me and find REAL Domination. It’s time to open the door to the recesses of your mind and enter a realm where all your deepest, darkest, desires become reality. I have the key…"

cit. mistressmyrina

lunedì 5 dicembre 2016

Buonanotte miei devoti


via Facebook http://ift.tt/2g3pEA8

Verità

"Un'icona si ammira, come facevate coi poster di Madonna negli anni '80 nel chiuso della vostra cameretta, al più può diventare alimento per fantasie onanistiche di vario spessore, ma con un'icona NON si ha una relazione efficace, con un'icona non si interagisce, non si condivide nulla nè emozioni nè piacere. 
Ora che dagli anni '80 sono passati oltre 30 anni e che nelle camerette stanno chusi i vostri figli a chattare con la fidanzatina/o di turno (interagiscono molto più di voi eh alla loro età!) cosa caspita fate voi? 
Passate il tempo a lamentarvi in gruppi FB che l'unico modo in cui potete trovare appagamento alle vostre pulsioni (che avete represso per sposare la fidanzata della porta accanto o per giocare al mulino bianco che si sa il paese è piccolo e la gente mormora) è aprire il portafoglio? 
Beh fermarvi un momento a pensare da adulti senzienti quali dovreste a tutti gli effetti essere, che cosa avete da offire in termini di tempo, onestà, trasparenza, fiducia, emozione ad una donna che ha pulsioni complementari alle vostre vi pare davvero così complicato? O forse avete paura di guardare in faccia il tipo di risposta che trovereste? 
Ogni cosa nella vita ha un prezzo... tradire sè stessi può sembrare una faccenda facile e gratuità e invece NO. Il prezzo è l'insoddisfazione costante! Pagatelo, preferibilmente in silenzio!"

cit. Sonia Pampuri

sabato 3 dicembre 2016

Il consenso

"Il consenso dovrebbe essere alla base di qualsiasi interazione umana e in modo particolare di quelle che prevedono l'ingresso dell'altro nella propria sfera intima. Insomma quelle che prevedono una distanza tra gli attori inferiore a 100 cm. A pieno titolo dunque le interazioni BD, SM e D/s rientrano in questa tipologia psicologica e sociologica. 
La base di queste interazioni e di tutti i protocolli che la comunità internazionale ha ritenuto validi per definire i confini, oltre i quali qualsiasi interazione intima con una frusta o un cane in mano non è più bdsm, hanno come base il consenso. 
Lo ha come base l'SSC e lo ha come base il RACK e i suoi successivi derivati di più recente utilizzo. 
Ma cosa è il consenso? E quali sono le condizioni che si devono dare perchè sia un consenso valido? 
Il consenso è la piattaforma di base su cui si cotruisce qualsiasi interazione soddisfacente. Scelta la tipologia di dinamica, gli attori della stessa acconsentono ad attuarla insieme e ad assumere ciascuno il ruolo che gli è proprio e che l'altro riconosce come valido. Ma non basta perchè questo consenso sia ritenuto valido, esso deve avere due conditio sine qua non: deve cioè essere libero, concesso cioè in totale libertà senza condizionamenti fisici, emotivi, sentimentali, economici, religiosi o di altra natura da entrambe le parti, e informato, entrambe le parti cioè devono conoscere perfettamente e precisamente i rischi che l'azione nella specifica dinamica potrà comportare e assumersene la responsabilità anche a livello di conseguenze a breve e a lungo termine. 
I protocolli BDSM dunque NON prevedono in alcun modo che i praticanti non siano adulti, senzienti, liberi, informati e in possesso di tuttà la lucidità necessaria per decidere di sè. La cessione di potere di cui romanticamente si riempiono bacheche e bocche di romantico non ha una cippa. Richiede infatti, per essere messa in atto, tutto quanto detto sopra. Ricordo inoltre che il consenso non è dato una volta per sempre, ma va costantemente rinnovato ad ogni action ed evoluzione della dinamica e che può essere ritirato in qualsiasi momento da ciascuna delle parti. Senza preavviso alcuno. Insomma il bdsm nella sua pratica può essere estremamente soddisfacente, ma non è una passeggiata di salute ne una telenovela hot..."

cit. Sonia Pampuri

Pony play

giovedì 1 dicembre 2016

Verità

Mi permetto di riportare qui, un concetto che da sempre ho in testa e che Sonia ha abilmente tradotto in parole. 


"Non funziona come alla macchinetta del caffè dell'ufficio. Non è che se avete la chiavetta carica e trovate la cialda giusta ve ne andate col vostro bel caffè fumante. Le relazioni non si comprano eh, si comprano dei servizi. Quando anche vi recate da una prodomme quello che comprate è il tempo e la tipologia di servizio che ella vi fornisce . Niente di più o di meno. In ogni caso avete al massimo un'interazione occasionale e commerciale con lei. Non una relazione. 
Le relazioni non sono merce che si acquista e guardate un po' non sono nemmeno un diritto. 
Le relazioni sono una conquista frutto di fatica, impegno, disponibilità, dialogo, intelligenza, equilibrio, maturità, onestà, trasparenza. 
Qualsiasi relazione richiede il possesso di questi skills, altrimenti non è tale. Si anche e soprattutto una relazione D/s e pensate un po' per una D/s ci vuole persino di più, ci vogliono anche consapevolezza di sè, chiarezza di intenti e cristallina chiarezza circa le proprie pulsioni e desideri. Insomma non basta essere anagraficamente adulti per relazionarsi con soddisfazione ed efficacia bisogna essere adulti consapevoli , senzienti , equilibrati e onesti... troppa fatica? 
Assolutamente giusto. Limitatevi allora ad avere interazioni occasionali o reiterate in cui agite da play partner, da occasionali partner sessuali, da conoscenti e via così. 
Non è un diritto avere una relazione ma manco un dovere eh!"

cit. Sonia Pampuri

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