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venerdì 1 giugno 2018

Quattro chiacchiere con V.

Pensieri e racconti brevi

V. di anni ne ha ventitré, da venti vive a Roma, e dei tre precedenti vissuti ad Acquaviva, in provincia di Bari, non ha memoria. Lì ha lasciato due fratellastri negli “enta”, portando con sé un istintivo orgoglio terrone.
Un giorno veste completamente in nero, il successivo è in giacchetta verde acqua e foulard lilla. Ha bei capelli lunghi e scuri, ma li ha tinti rosso rame. Ha una ricrescita importante. Il trucco è sempre lo stesso, un filo di matita agli occhi.
Porta orecchini strani, un po’ punk.
Sua madre è un avvocato di Belo Horizonte, autoritaria. Il padre è un anziano commercialista, assente, silenzioso. Fatta eccezione per quando è costretto a ergersi a giudice per sedare le frequenti diatribe familiari.
V. ha studiato per un anno psicologia. Non ha continuato per problemi di tasse. Ora studia lingue, specializzandosi in studi orientali. Ha frequentato per sei anni istituti privati di suore. È lì che ha affinato il suo inglese e le è nata la passione per le lingue. Chissà cosa direbbero le sorelle se la vedessero oggi praticare bondage e frequentare serate BDSM (acronimo di Bondage, Dominazione-Disciplina, Sadismo, Masochismo). All’ ultima festa è andata in kimono, mutande di pizzo, senza reggiseno. Coerente al suo percorso universitario.
Si è avvicinata a questo mondo facendo role playing online. Una amica americana aveva problemi non meglio identificati con le scene di sesso. Sul sito del gioco ha trovato un link che le ha aperto un mondo nuovo.
Ciò che più ama del bondage è il lasciarsi andare.
Quando è lì, sa che deve fidarsi di chi la lega. Se conosce chi lo fa quella fiducia è assicurata. Altrimenti è un tuffo nel vuoto, e possono capitare incidenti. Una volta l’hanno legata con troppa foga ed ha avuto una contusione al nervo radiale. Un’altra, invece, un tizio ha insistito per rovesciarle addosso mezza candela bollente sciolta. Le ha dato fastidio, ma al momento non ci ha dato peso. Col senno di poi, a quell’ idiota, almeno un paio di scudisciate gliele avrebbe mollate ben volentieri.
In tutto ciò, ha un fidanzato da sei anni, o forse sei mesi, dice lei. Lui accetta il suo piccante interesse; si, gli sta bene. Dai. 

Gli ha fatto scoprire un lato di sé che non conosceva, dice lui. 
Ma V. sa che non è così. Ogni tanto, quando frusta persone alle serate, è come se a quella croce ci fosse inchiodato lui, 33 anni, come Cristo in punto di morte. Si avvicina ai suoi hobby perché sa che lui non farebbe mai il contrario. E poi le è sempre piaciuto scrivere e la incuriosisce come nel cinema la scrittura si interfacci alla regia.
Le amiche non la giudicano per la sua passione. L’importante è che sia felice. In realtà sono anche un po’ attratte da quel mondo intrigante in cui V. si è invischiata. Ogni tanto le chiedono di accompagnarla a una serata, ma lei è contraria.
Non vuole prendersi la responsabilità di introdurle in quell'ambiente. Sa di stare facendo qualcosa che è al limite. Anche per questo, della sua passione “estrema” alla madre non fa mai parola. Ogni volta che si traveste per andare a un party le dice che va a una serata a tema. Carnevale e Halloween li vive come una benedizione divina. La mamma se la beve. D'altronde, chi meglio di una brasiliana può capire quanto sia bello ballare vestiti a maschera.
In mezzo a queste straordinarie avventure, se le si chiede di raccontare un aneddoto bizzarro, le viene in mente un episodio abbastanza ordinario. L’incontro con uno sconosciuto, sul treno per Torino. Avrà avuto sui 40 anni portati male. Hanno chiacchierato un po’, poi si sono divisi, ribeccandosi al ritorno.


https://grigioantraciteblog.wordpress.com/2018/02/27/v-cronaca-di-una-chiacchierata/

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