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lunedì 1 maggio 2017

Io ci metto la faccia e tu?


Leitmotiv dei social in ambito SM è "io ci metto la faccia" quindi sono vero.
Tu che sei anonimo, usi un nick inventato non sei allo stesso livello di coloro che si espongono con i loro veri nomi e le loro facce.
Ma non è sempre così.
Moltissime persone usano i social networks in forma anonima o usando degli pseudonimi.
Il perchè di questo è ovvio. 
Tutto quello che è “bizzarro” viene bollato ed esporre alla luce del sole la propria sessualità o il proprio essere al di fuori della norma, può avere risvolti negativi nella vita personale e professionale.
Usando uno pseudonimo, possono dire tutto quello che vogliono, senza il rischio di essere scoperti. Coloro che interagiscono sul web in forma anonima e/o inventata non devono essere considerati dei codardi. Dietro a questa scelta si cela il bisogno di ritagliarsi uno spazio più libero dalle inibizioni. Coloro che decidono di usarlo sono fortunati più che coraggiosi, fortunati per avere la possibilità di dichiarare la propria sessualità apertamente. (Pseudonimi sono a volte persino usati in situazioni reali; alcune persone usano durante feste e incontri gli pseudonimi che normalmente usano in rete.)

Questo vuol dire che non è corretto cercare di scoprire la vera identità di una persona se questa decide di usare uno pseudonimo. È anche scorretto dire ad altri il vero nome di una persona senza chiedere il permesso se se ne è venuti a conoscenza; questa persona ha infatti deciso di rendere noto il proprio nome solo a voi e non a chiunque. 
NON ESPORRE NESSUNO CHE NON LO DESIDERI. 
Può darsi che voi stessi non abbiate bisogno di uno pseudonimo, ma ciò non vuol dire che persone che vogliono rimanere nell'anonimato debbano essere considerate meno rispettabili.
Questa regola dovrebbe essere rispettata sia in Internet che nella vita.
E’ una questione aperta stabilire quale miglioramento si avrebbe nel mondo se tutti si dichiarassero. Alcuni sostengono la necessità che tutte le persone che amano fare giochi un po’ bizzarri si facciano avanti, in modo da verificare che siamo veramente tanti (ed è vero, siamo proprio in tanti).
Altri, io inclusa, credono che ogni persona dovrebbe essere libera di affrontare la propria sessualità come meglio crede, senza escludere la possibilità di rimanere anonimi se uno così decide.
Ma non fraintendetemi, l'anonimato lo posso anche capire, ma la segretezza di comodo, per rimanere nell'ombra e non esporsi no, non la capisco. Mi fa pensare che ci si vergogni o che si faccia qualcosa che non va. 

In Italia, il fenomeno dell’anonimato sui social è diffuso soprattutto su Facebook. È impossibile sapere quanti dei 27 milioni di utenti che sono attivi mensilmente nel nostro Paese (dati novembre 2015) hanno scelto un nome falso.

Stando al regolamento di Fb, aggiornato nel 2015, iscriversi con un nome diverso da quello con cui si è registrati all’anagrafe è possibile, purché sia quello «con cui ti identifichi di più e che usi nel tuo quotidiano».

Diverso è il mio discorso per coloro che usano Fb per insultare e trolleggiare gli altri. Su Facebook le persone che insultano si presentano – nel migliore dei casi – come dei paladini di una morale o di una giustizia popolare. E quindi si arrogano il diritto di apostrofarti in tutti i modi possibili. Oppure abbandonano ogni giustizialismo popolare e attaccano a testa bassa: solo volgarità.
Individui che si nascondono dietro l’anonimato di Facebook (che poi anonimo non è) e lanciano insulti.
Il leone su Facebook tende a spersonalizzarsi. Non sono io, è il mio doppione digitale a dire queste cose. 

La psicologia delle folle
Psicologi e sociologi conoscono sicuramente Psicologia delle folle, l’opera di Gustave Le Bon (1895) che analizza il ruolo delle masse descrivendole con un’accezione negativa. Ma, soprattutto, puntando il dito sui motivi che portano il singolo a compiere determinate azioni. La massa:
“Crea un inconscio collettivo attraverso il quale l’individuo si sente deresponsabilizzato e viene privato dell’autocontrollo, ma che rende anche le folle tendenti alla conservazione e orientabili da fattori esterni, e in particolar modo dal prestigio dei singoli individui all'interno della massa stessa”.
L’uomo civilizzato diventa un barbaro nella massa, si trasforma in un individuo spontaneo, impulsivo, dai tratti euforici, contrari ai suoi interessi e alle sue abitudini. Bello come sintetizza tutto Le Bon: “Un individuo nella folla è un granello di sabbia fra altri granelli di sabbia, mossi dalla volontà del vento”.

Stessa cosa accade su Facebook. L’individuo labile si lascia trasportare. Per un attimo dimentica gli insegnamenti della madre e si lancia un turpiloquio mai espresso prima. Lascia trasparire tutto quello che si nasconde nel subconscio: rabbia, stereotipi, frustrazione, miseria morale.





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