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lunedì 24 giugno 2019

L’errore dell’SSC

Questa è una semplice traduzione. L’articolo originale è stato scritto da Joseph W. Bean negli anni ’90 del secolo scorso, ma resta ancora molto attuale e tristemente adatto alla Scena Bdsm italiana.

Ci sono ampi motivi per plaudere alla vasta diffusione del credo “Sano, Sicuro, Consensuale” fra chi pratica S/m. Anche io ho studiato quei motivi e li ho segnalati ad altri, forse più che altro per abituarmi io stesso a usare il termine SSC. Tuttavia, indipendentemente da quanto perdurerà questa terminologia – e ormai sembra piuttosto permanente – mi dà dei problemi. Non ho intenzione di riportare indietro l’orologio, ma non mi dispiacerebbe che qualche fanatico dell’Ssc si fermasse, mi leggesse e aprisse le orecchie. Durante il boom della comunità leather dei tardi anni ’70 e primi ’80 quel che era difficile da mantenere era l’entusiasmo. Alcuni di noi ricordano l’emozione da puro batticuore di subire quel che volevamo da un bottom che fosse in grado di prendere quel che gli rifilavamo. Alcuni si eccitano con l’estasi esagerata, oscura ma deliziosa, di essere presi da qualcuno che sappia come usarci. Le ola assordanti dei fanatici dell’SSC alla fine potrebbero schiacciare o soffocare le ultime molecole di quell’eccitazione estatica che restano nell’S/m di oggi.

Non fraintendetemi. Non sto proponendo un’era di S/m insicuro, malsano o non consensuale. L’ho visto. L’ho fatto. Ho usato il mio biglietto di ritorno per il primo treno in partenza da lì. Il problema non è la sicurezza, la salute o il consenso. Di quelli ne abbiamo tutti quanto serve, e non fanno certo male quando si raggiungono tramite mezzi ragionevoli e sufficientemente erotici. Ma a quei tempi – quando il motto era una novità e anche prima – un S/m che non fosse effettivamente SSC dovevi andartelo a cercare col lanternino, anche se molte situazioni sarebbero state immediatamente bloccate dai “master” attuali, accecati dal fuoco sacro dell’SSC.

No, il problema non è la sicurezza, la salute o il consenso. Il problema deriva dal confondere una descrizione con un obbligo. Prima che qualcuno coniasse la frase “S/m Sano, Sicuro e Consensuale” – decenni, anche secoli prima – i bottom erano abbastanza sicuri da sopravvivere e supplicarne di più, le coppie erano abbastanza sane da riconoscere una cosa buona e proteggere le proprie possibilità di continuare a farla, e il consenso era chiaramente e ovviamente considerato essenziale. Ecco perché l’S/m dei vecchi tempi alla fine dei conti oggi viene descritto “Sano, Sicuro e Consensuale”. No problem.

Il problema arriva con gli attuali sforzi di vendere quella descrizione come un obbligo, applicarla come ricetta, e giudicarci l’un l’altro sulla base di diverse interpretazioni di cosa voglia dire quella frase o quali sensazioni comporti se applicata. D’accordo, per rendere l’S/m sicuro ci si affidava ad alcune istituzioni ora scomparse che fornivano a tutta la comunità un feedback sull’affidabilità dei membri, e che tenevano d’occhio che il consenso fosse rispettato. Tuttavia, prendere una frase che descriveva il mondo S/m com’era una volta e ripeterla incessantemente non rende l’S/m “SSC”. Ricamare la frase su distintivi o anche pitturarla su striscioni lunghi 10 metri non eviterà a una sola situazione di diventare malsicura, a un pazzo di fare S/m o salvaguarderà le necessità del consenso.

La discussione che credo dovremmo fare – e suppongo che sia una conversazione che dovrebbe per lo meno essere dominata da persone ben più fresche di me – potrebbe cominciare così: “C’era una volta un S/m sano, sicuro e consensuale perché c’erano catene strette e intrecciate composte da gruppi di appassionati che si parlavano l’un l’altro molto attivamente, che ritenevano importante e difendevano la propria reputazione e che testimoniavano accuratamente e con onestà sulla reputazione degli altri. Queste persone stavano lontane da quelle che fra di esse avevano una reputazione rovinata, specie se il “crimine” era stato di superare il consenso. A quei tempi e in quei circoli, l’onore era più importante di dimostrare la propria abilità, l’abilità era più importante di un manuale alto così, e si dedicava più tempo ed energia a mantenere reputazione, amicizia, fraternità, rispetto e conoscenze che a vantarsi di quanto giravi e dove.”

“Oggi, molto tempo dopo, siamo diventati una tribù troppo grande e variegata, e forse troppo immersa in se stessa, per affidarci al passaparola per la nostra sicurezza; siamo troppo distanti e ci muoviamo troppo in fretta per dipendere da quanto si dica su di noi per confermare l’affidabilità dei nostri membri e delle loro azioni; e siamo troppo promiscui per contare di conoscere tutti quelli con cui entriamo in contatto per poterci fidare del rispetto di un Top per i limiti e il consenso.”

“Allora cosa stiamo facendo per condurre le nostre vite S/m in modo che Sano, Sicuro e Consensuale continui a descrivere quel che facciamo senza che lo sforzo si trasformi in bisticci continui? E ancor più importante: come faremo tutto questo senza distruggere l’atmosfera delle situazioni S/m e vivere il “lato oscuro” della natura umana, dove vivono paura e dubbio, e dal quale il consenso va estratto con la seduzione?”

“Se ci basta fare giochi S/m che sono SSC perché seguono una ricetta, ci condanniamo da soli a imitarci senza fine e non sperimentare mai ciò che eccitava tanto quei vecchi appassionati. Riduciamo la nostra sessualità S/m a un piacere voyeuristico e rischiamo di non scoprire più di che cosa parlassero i ‘vecchi’ quando dicevano di ‘volar via’ durante una sessione. Rischiamo di non comprendere più perché chiamassero l’S/m “lavoro” e non “gioco” o “comprensione”, e perché siano così sicuri che l’S/m sia un modo di vivere la vita e lo spirito, anziché una moda o un modo di passare il tempo”.

Sì, credo che la discussione potrebbe proprio cominciare così. In effetti, qui e là l’ho sentita cominciare così fra poche persone, in tutto il mondo. Ma poi si trasforma in un litigio su cosa sia la Vecchia Guardia, e se valga la pena di imitare o mantenere una qualsiasi parte della Vecchia Guardia. Io non mi lascio tirar dentro certe menate. Però, se quella conversione potesse portare a qualcosa, immagino che procederebbe puntando a scoprire e stabilire dei Modi Nuovi di fare quello che i leather di un tempo più semplice facevano tramite le conoscenze, la fiducia e il porre l’onore prima degli orgasmi nella loro tabella di valori. Probabilmente nel corso di questa elaborazione ci dovrebbe essere una moratoria su tutte le discussioni dirette dell’SSC e del suo significato. Dopotutto, sappiamo tutti cosa significano quelle parole e sappiamo che non compongono un testo sacro e imponderabile. L’energia risparmiata piantandola con tutte le discussioni sull’SSC potrebbe essere sufficiente a piazzare colonie umane su tutti i pianeti conosciuti entro dieci anni, ma preferirei la si sfruttasse nel sostituire la vecchia istituzione del mondo leather con nuove forme che abbiano le stesse funzioni, ma siano più facili da accettare per il tenore di “prima io”, “cazzo ne sai tu?” e “vaffanculo” di questi tempi a mio parere sovrappopolati e privi di coesione.

È solo onesto che a questo punto riveli che io, poiché sono ancora vivo negli anni ’90 e voglio ancora fare S/m dopo 35 anni nella Scena, sono a volte costretto a piegarmi ai tempi. Quando un ragazzino mi chiede se gioco SSC, gli dico che la Regola Numero Uno dell’S/m è, per quanto mi riguarda, “il bottom dovrebbe restare sempre riciclabile”. Entro questi termini, gli prometto che sarà al sicuro. Ascolterò i suoi problemi specifici, se ne ha: è una prova sufficiente della mia sanità mentale. Sul consenso, suppongo di non essere altrettanto moderno. Prometto, come facevano tutti i top di 35 anni fa, che anche se il ragazzino non dirà sempre “sì” o forse non avrà nemmeno la possibilità di farlo, alla fine della sessione se ne andrà felice che abbia preso la sua risposta per un sì anche quando non pensava di starlo dicendo. Vedete, il consenso, nella mia visione medievale del mondo, è globalizzato. Se sei nel mio spazio, la tua presenza È consenso. In pratica, naturalmente, giocare con un ragazzino che non sia felice di essere lì diventa subito noioso, quindi seguo anche un’altra regola: se non sono capace di sedurlo a consentire, mando via il ragazzino.

Per me questo funziona, ma non è la mia ricetta per i mali del mondo S/m degli anni ’90. È solo il mio modo di aspettare, per poter poi riprendere a parlarne quando la discussione di cui sopra avverrà e darà i suoi frutti. Nel frattempo posso serenamente accettare Sano, Sicuro e Consensuale come descrizione di quel che faccio… una descrizione, non un ostacolo o una ricetta o un testo sacro.

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