Not Safe For Work

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venerdì 28 settembre 2018

© Charmel Roses




Esiste un momento, quello che solitamente corrisponde con la maturità, in cui si comprende la necessità di rassegnarsi alla propria natura.
È un momento che giunge attraverso innumerevoli moti di ribellione. Un momento doloroso, che affligge l'anima e che infine la libera, persuadendola ad assecondare e ad amare, quella natura che tanto ferocemente ha cercato di reprimere e rinnegare.
Avrei potuto dire, senza troppi giri di parole, in maniera semplice, ma forse un po' riduttiva, di essere uno schiavo, un uomo devoto e sottomesso alla Donna.
Da ciò, discendeva il mio modo di sentire e desiderare l'amore. Al cospetto della Donna, di Colei che amava, io volevo stare in ginocchio e abbandonarmi all'intimo piacere di potermi sottomettere e umiliare ai suoi piedi.
Umile, sì, come un servo, come un cane, ma al tempo stesso nobile e orgoglioso della mia condizione, come un suddito che si sottomette alla sua Regina.
Ed era fondamentale che la mia remissione fosse accolta con benevolenza, desiderata e onorata dalla volontà della mia Padrona.
Il piede che leccavo, a cui offrivo il tributo della mia dignità, doveva essere complice e partecipe della mia umiliazione e doveva amarla, nutrirla, far sì che io non provassi alcuna vergogna per la mia prostrazione.
Nel momento in cui imparai a comprendere tutto questo, inaspettatamente, cominciai a riconoscere le Donne che sapevano apprezzare la mia natura e che potevano compiacersi del mio contegno riverente e servile, senza fraintenderlo ed evitando, così, di confondermi con un semplice zerbino.
Certo, come uno zerbino, mi sarei potuto stendere e offrire il mio corpo alle voglie e al divertimento dei loro piedi, ma con uno spirito e una consapevolezza differente, condividendo un desiderio più profondo e complesso, un desiderio che solo alcune Donne sapevano riconoscere.
L'immagine che meglio descriveva queste mie pulsioni e il mio modo di sentire, era quella del cane. Il cane che appartiene, ama ed è amato dalla sua Padrona, ed è sempre felice e grato di potersi accucciare e leccarle i piedi.
Era questa, la condizione che desideravo vivere e avevo imparato a cogliere le vibrazioni e gli sguardi delle Donne che riuscivano a vedermi in quello stato.
Bastava una parola, il tono della voce, il modo di muoversi e guardare, per scorgere in loro quel medesimo desiderio, anche quando si trattava di mera curiosità.
Io lo vedevo e loro riuscivano a vedermi, lasciando che mi giungessero piccoli segnali con cui la loro consapevolezza e la loro volontà, si palesavano, consentendo che io mi ponessi con sempre maggiore umiltà nei loro confronti.

© Charmel Roses

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