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lunedì 5 marzo 2018

CHI HA PAURA DEL BDSM? – INTERVISTA AD ALITHIA MALTESE

Continua la nostra piccola esplorazione del mondo della sessualità e dell’amore contemporaneo. In questa “puntata” abbiamo realizzato un’intervista con Alithia Maltese, una ragazza che si occupa della realizzazione e della diffusione di eventi legati al mondo BDSM e della sua cultura. Negli ultimi anni il BDSM ha avuto un’esposizione mediatica non indifferente, grazie soprattutto ai libri e film della serie “50 sfumature di”, che ne hanno portato alla ribalta, spesso in maniera facilona e superficiale, alcuni dei suoi aspetti. Abbiamo cercato di capire meglio questo mondo e le persone che ne fanno parte, cercando di vedere oltre la superficie dell’argomento, spesso molto delicato e non semplice.

Cos’è il BDSM? Quali pratiche ne fanno parte?

Il BDSM è un argomento molto complesso, sfaccettato. Se devo darti una definizione, semplificando, ti dico che il BDSM è un acronimo che identifica diverse pratiche, diversi tipi di relazione e cerca di raccoglierne il più possibile che ovviamente ne rispettino i principi. BDSM sta infatti per Bondage, Dominazione & Sottomissione, Sadismo & Masochismo.

Il bondage è la pratica di immobilizzare le persone o essere immobilizzati e a sua volta ha tante sottocategorie a seconda delle varie scuole occidentali, orientali, ecc. e si possono utilizzare diversi strumenti. È una cosa davvero molto vasta. Il bondage è, diciamo, la parte del BDSM più famosa o in vista rispetto alle altre pratiche perché sembra quella più praticata. Ma il bondage non è solamente lo “Shibari”, la disciplina giapponese molto bella ma molto complessa che fa uso delle corde. Il bondage è anche l’immobilizzazione del proprio partner a letto durante il sesso. Per la mia esperienza e parlando con le mie varie amicizie quella è una delle prime cose che si prova.




Alithia Maltese e Marta Dirtypink Foto by Tommaso Costa
Dominazione e sottomissione invece hanno, di solito, un’immagine molto stereotipata con un master o mistress(colui che domina) ultracinquantenne e una ragazza di vent’anni che fa la slave (colei o colui che si sottomette), obbedisce a lui, si fa mettere in mostra in vari contesti. Insomma, è un rapporto di potere. Però nel contesto di dominazione e sottomissione ci sono tante cose: dal rapporto con uno slave di turno che chiama Dea il proprio padrone agli amici che decidono, solamente in uno specifico contesto, di instaurare un rapporto in cui uno è il “top”, che ha il comando in quel momento, e l’altro è il “bottom”, che lascia il comando.

Infine il sadismo e il masochismo, che sono la cosa più delicata, ma non bisogna intenderli con il senso patologico del termine: tutto quello che viene fatto nel BDSM è concordato, in maniere diverse ma di solito c’è sempre un accordo verbale. Non bisogna pensare che sia qualcosa di psichiatricamente pericoloso, insomma. Nel Masochismo si ricerca una piccola dose di dolore perchè il corpo, per proteggersi proprio dal dolore, da delle scariche di adrenalina e piacere tali da arrivare anche all’orgasmo. Di nuovo, è una cosa molto complessa ma totalmente controllata.


Ci sono, immagino, dei modi per essere sicuri di non farsi del male.

Esistono dei protocolli di sicurezza che permettono a chi pratica o si avvicina a praticare BDSM di capire in che situazioni si trovano e di capire anche le abitudini delle persone che hanno davanti. Esempio: se io ti dico “gioco con il protocollo SSC (Sano, Sicuro e Consensuale)”, tu sai che questo prevede una “safeword”, una parola di sicurezza che serve ad interrompere la dinamica in atto.

SSC vuole anche dire che è sano da un punto di vista psicologico, non ho intenzione di crearti dei problemi psicologici, non voglio farti vivere dei traumi e mi impegno affinché questo non accada nemmeno per sbaglio. Sicuro dal punto di vista fisico: se dovessero esserci delle lesioni non saranno lesioni che influenzeranno la tua vita; possono essere dei lividi casuali, non c’è un volere, l’intenzione di procurare dei danni. Consensuale perché ovviamente deve esserci il consenso da entrambe le parti. Un altro protocollo è il RACK nel quale ci si fida a tal punto del proprio partner che non si stabiliscono prima le pratiche che farai o una safeword, e si capisce sul momento cosa ci sta bene e cosa no. Ci si adatta durante il gioco a seconda di quello che si vede.

Il BDSM è il piacere del dolore, della costrizione o c’è altro?
Sicuramente è prima di tutto una cosa mentale, di testa. Poi è una questione di comunicazione, di relazione tra le persone e di fiducia. Senza queste cose non è possibile giocare e non è possibile farlo in maniera consapevole. Purtroppo esistono persone che si improvvisano, magari perché sono incuriositi da qualcosa, da dei video che han visto su internet, però se non conosci bene quello che stai per fare rischi di fare del male a qualcuno. Ci va una consapevolezza personale prima ancora di mettersi in discussione in una relazione o in un momento di gioco.

Stiamo pur sempre parlando di un gioco di ruolo, tutto quello che avviene è perché sono stati stabiliti e riconosciuti dei ruoli. Quello che avviene nel BDSM non è quello che avviene in tutti i momenti della nostra vita. Ci sono poi delle relazioni chiamate 24/7 in cui in tutto il tempo che si sta assieme si interagisce sempre come concordato. Magari io ti vedo sempre come il mio dominante. Ma parliamo di cose molto delicate, molto rare e sono piene di accordi sul minimo dettaglio.

Cosa pensa di se stessa la comunità BDSM? E cosa pensa di chi vive la sessualità in maniera tradizionale?
Dirti in generale cosa pensa la comunità BDSM di se stessa o degli altri è difficile, ogni città ha la sua community e non sono tutte uguali. Anche all’interno ci sono opinioni e pareri diversi. Io posso parlare per quella di Torino e noi siamo molto aperti all’esterno, molto inclusivi, c’è rispetto anche per chi si vive la propria sessualità in modo “tradizionale”. Organizziamo incontri e aperitivi proprio per parlare dei vari aspetti tra di noi ma anche a chi si interessa per la prima volta di questi argomenti.

Qualche anno fa – eravamo più giovani, intorno ai 20 anni – ci siamo accorti che non c’era una vera comunità di riferimento e ci siamo trovati in difficoltà perché non sapevamo come parlare di queste nostre curiosità. Per noi è stato importante creare una comunità che fosse accogliente e inclusiva anche delle persone che non hanno mai praticato, indipendentemente dal ruolo che hanno e dall’interesse che mostrano.


Quanto influiscono (negativamente o meno) i fatti di cronaca che vedono coinvolte persone, spesso improvvisate, che lo praticano?
Bisogna fare delle distinzioni: ci sono persone improvvisate totalmente in buona fede che magari pensano “questa cosa non è pericolosa, proviamola!”. E lì il rischio di fare danno è altissimo. Ci sono altre persone che in realtà non fanno BDSM, sono persone che hanno dei problemi seri, psicologici se non psichiatrici e con la scusa del BDSM si avvicinano a persone più deboli, facilmente circuibili. Questo è un altro dei motivi per cui noi organizziamo gli aperitivi, vogliamo che le persone che giocano, che si conoscono online, abbiano una faccia. Soprattutto per noi è importante che tu, se conosci un’altra persona online o a una festa, puoi venire da me e mi chiedi le referenze. Io così posso dirti se questa persona si è sempre comportata bene, è tranquilla, ci si può fidare. A volte quando si sente parlare di pratiche molto estreme, non sono coinvolti veri praticanti di BDSM ma persone che usano il BDSM come scusa.

Poi purtroppo altre volte ci sono gli incidenti. È chiaro che chi è consapevole di cosa sta facendo ha minore probabilità di essere coinvolto in un incidente. Ad esempio io studio e pratico lo Shibari da 3 anni, so che se faccio determinate legature al collo rischio. Siccome non le so fare bene, non le faccio, evito completamente. Nonostante conosco dei modi sicuri di farle.

Ci sono stati dei casi di cronaca in cui sono morte o finite all’ospedale delle persone e noi stessi ci arrabbiamo. Se pratichi dell’asfissia erotica ma non sei in controllo, è solamente pericoloso. Se tu leghi due persone insieme e non hai il perfetto controllo della situazione, se una sta male si fa male anche l’altra. Una delle regole per evitare il più possibile di fare male a qualcuno, è sempre di fare un po’ di meno di quello che sei sicuro di saper fare. Ti piace giocare con i coltelli? Benissimo, però non vai a ferire il partner. Innanzitutto perché la tua testa dovrebbe chiedersi che cosa stai facendo, in secondo luogo perché magari non sei un medico e non sai dove e cosa andare a toccare. C’è una branca del BDSM che si chiama “medical” e prevede il gioco con aghi e cose del genere dove però ci si ferma all’epidermide.

Come vive la violenza di genere una donna che pratica il bdsm? Non si trova in una situazione di forte ipocrisia per eventuali lividi o segni sul corpo?
La distinzione più importante da fare è quella tra BDSM e abuso. Nel BDSM se io sono consapevole di quello che sto facendo sono consapevole anche dei rischi, so che mi possono rimanere dei lividi. Poi noi vediamo la violenza di genere come quella sulle donne ma nel BDSM si fanno sottomettere persone di tutti i generi e di tutti gli orientamenti sessuali.

A prescindere dal genere è la questione dell’abuso di cui noi dobbiamo parlare sempre di più e noi come comunità torinese ne abbiamo parlato spesso e in diversi ambiti, organizzando eventi appositi. Il problema non è il livido che ti rimane ma l’eventuale abuso psicologico. Non è necessaria la violenza fisica, tante volte la violenza più grande è quella psicologica. Una pratica del BDSM è il controllo del peso che può essere una pratica pericolosa come no. Se io so che non devo scendere sotto un tot di peso può essere anche uno stimolo positivo a non dimagrire troppo. È un esempio scemo ma so che non va a ledere la mia sicurezza personale. Facendo un esempio realmente accaduto e opposto, invece, un tizio è andato da una ragazza e gli ha detto che non avrebbe giocato con lei se non perdeva almeno 8 kg. Questa ragazza non era sovrappeso, stava benissimo, era tuttalpiù lievemente rotondetta e apparentemente non aveva problemi con la sua fisicità. Nel momento in cui questa persona ha innescato in lei questo dubbio, questa ragazza ha iniziato a disperarsi perché non riusciva a perdere peso. Questo è molto più violento rispetto ad un colpo di frusta che mi viene dato sapendo che mi piace.

La questione è ovviamente molto delicata e noi se scopriamo che qualcuno si comporta in questa maniera lo allontaniamo subito. Per fortuna sono pochissimi ma due o tre casi di persone allontanate ci sono state.

Se una persona fosse attirata o curiosa da questo stile di vita, da dove può iniziare? Consigliaci un libro.

Innanzitutto questo non è uno stile di vita. Lo può magari diventare se tutte le tue amicizie praticano BDSM e la maggior parte dei vostri incontri sono basati su questo. Diventa uno stile di vita nel momento in cui tu vai in giro per il Mondo a parlare di questo argomento, ad organizzare degli eventi, vivi immerso in questo ambiente. Ci sono anche persone che hanno una mentalità un po’ “old school” per i quali il BDSM è quella cosa che pratichi solo con la tua fidanzata, il tuo compagno e allo stesso tempo puoi avere solamente una fidanzata o un compagno che pratichi il BDSM. In questi casi il BDSM influenza così tanto il tuo quotidiano che ne diventa uno stile di vita.

Passando ai consigli per chi vuole approfondire, in Italia c’è un autore abbastanza famoso che si chiama Ayzad che ha pubblicato diversi libri. Uno molto semplice e facile da leggere per iniziare si chiama “I love BDSM” e un altro si chiama “BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo”. Queste sono due letture che io e molti altri hanno fatto all’inizio e che ti danno un’idea – ma soltanto un’idea – delle varie pratiche che esistono, dei protocolli di sicurezza.

C’è anche un social network che si chiama “Fetlife” in cui ci sono gruppi e stanze riservate in cui si trovano molti italiani, gli eventi organizzati nella propria zona, si possono vedere delle fotografie, vedere come le altre persone mettono in pratica la teoria e ci si può avvicinare a questo mondo. Altro sito italiano è Legami.org che però è un po’ old school. Oppure c’è Facebook in cui ci sono tantissimi gruppi, eventi locali. Segnalo a questo proposito la pagina https://www.facebook.com/torinomunch/ in cui trovate molti degli appuntamenti della comunità di Torino e non solo. Il web è pieno di spunti e sta alla persona cercare di capire cosa gli può interessare.


Chi ha paura del Bdsm?
Ha paura del BDSM chi ha paura di se stesso, chi non ha consapevolezza e chi ha paura di esplorare l’ignoto perché magari non è sicuro di quello che ha, di quello che vive. Chi ha una mentalità aperta e voglia di conoscere le altre persone, magari non pratica ma non ne ha paura.


http://www.idealmentre.it/chi-ha-paura-del-bdsm-intervista-ad-alithia-maltese/

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